L’uva barbarossa

Autore/Autrice

Romana Pucci

Postfazione di

Carlo Romeo

Pagine

256

Lingua

Italiano

Anno

2021

14,00

260 vorrätig

Uno dei capitoli più drammatici di storia contemporanea italiana rivive in un intenso affresco autobiografico con protagonista un’adolescente che si trova ad attraversare l’età umana più fragile e precaria in «un tempo misterioso, dieci volte più grande del reale». L’apoteosi del fascismo e l’entusiasmo generale per l’entrata in guerra, quindi l’armistizio, i bombardamenti, la ferocia nazista, le tragedie private e l’opportunismo di molti: un susseguirsi implacabile di eventi storici e accadimenti familiari che spezza l’armonia domestica e offusca il ricordo di un’infanzia serena e contadina. Sullo sfondo – vissuta come un vero e proprio luogo d’esilio – una Bolzano babelica, frammentata nei “ghetti” residenziali della prima, massiccia immigrazione italiana, dove il mondo tedesco appare all’Io-narrante estraneo e inaccessibile come i suoi aspri fonemi. Nel delicato equilibrio tra incanto e disillusione emerge il ritratto psicologico del padre ferroviere, un “maledetto toscano” incline all’invettiva, la cui vena dialettica si nutre di un’arguzia popolare sciorinata in proverbi e colorite locuzioni, alternati a citazioni colte. Uno spirito indocile che coltiva una segreta ammirazione personale per Mussolini ma che, alieno da ideologie e militanze, vede nel fascismo, e in ciò che ne sarebbe seguito, la sintesi dei peggiori vizi caratteriali degli italiani. Pagherà la sua incauta firma a sostegno del Duce liberato con l’epurazione, l’emarginazione sociale e una povertà orgogliosamente sopportata.
A metà tra cronaca familiare e romanzo di formazione, L’uva barbarossa è un racconto poetico e amaro che presenta una prosa densa e multiforme, frutto di una vivace contaminazione tra inserti lessicali di ascendenza letteraria, cadenze toscane e sapide espressioni di registro colloquiale.

Romana Pucci (1928-1990) nasce Borgo a Buggiano (Pistoia) e al seguito del padre ferroviere si trasferisce inizialmente a Livorno, poi a Verona e infine a Bolzano. Nel capoluogo altoatesino vive il periodo della guerra e del dopoguerra, diplomandosi al liceo classico. Dopo il matrimonio si sposta a Milano, dove trascorrerà il resto dei suoi anni. Fin dalla giovinezza si dedica alla poesia ottenendo riconoscimenti a livello nazionale e pubblicando successivamente, per l’editore Gastaldi, due raccolte di versi (Notte e strada, 1955; Uomini sandwich, 1965). Si impone tuttavia all’attenzione della critica con opere in prosa, in particolare col romanzo d’esordio La volanda (Einaudi, 1983), suggestiva narrazione dell’infanzia toscana. Cui fa seguito la prima edizione de L’uva barbarossa (Rusconi, 1983).